- La canna è lo strumento base del pescatore a mosca, il prolungamento del suo braccio e le sue caratteristiche devono confacersi alle necessità e al temperamento di chi le usa.Per effetto dell’evoluzione dei materiali e della tecnica di lancio dove francesi e americani prima e austriaci ed italiani poi, hanno sopravanzato la vecchia, “classica scuola anglosassone”, oggi le canne da mosca sono molto diverse da quelle di qualche decina di anni fa.
- Le pesanti canne in bambù o fibra di vetro che consentivano un’ azione di lancio mediamente lenta sono state soppiantate dalle moderne e più leggere canne in fibra di carbonio a tutto vantaggio della rapidità.
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Per convenzione le canne da mosca si misurano in piedi e in pollici (ricordo che un piede si divide in 12 pollici e che rispettivamente questi corrispondono a circa 30 e 2,5 cm.) Normalmente variano da 7’ (sette piedi = 210 cm.) a 9’ (nove piedi = 270 cm.) o più. Una canna di 7’6” sarà dunque lunga 225 cm. (sette piedi e mezzo: 7x30+6x2,5).
Impugnature
Generalmente sono realizzate in sughero che risulta il materiale più confortevole e adatto per essere impugnato a lungo anche con le mani bagnate o sudate. Quelle in materiale sintetico quale il neoprene sono indicative di canne economiche e solitamente scadenti.
Per quanto mi riguarda la lunghezza dell’impugnatura dovrebbe essere la più corta possibile, solo appena più lunga della mano che la deve stringere e lo stesso dicasi per i portamulinelli a volte eccessivi.
L’unione di questi due “eccessi” fa sì che spesso ci troviamo sotto la mano che lancia 7-8 cm. “di roba” che non serve a niente, un di più inutile che oltre a sbilanciare l’azione, può intralciare “lo shooting” della coda.
Gli anelli hanno due ruoli importanti.
Il primo è quello di “guidare” la fuoriuscita della coda di topo nella fase di lancio facendola scorrere fluidamente con il minor attrito possibile. I modelli a serpentina in cromo duro svolgono al meglio questo compito rispetto ai vecchi doppio ponte, certamente più pesanti, o ai recenti anelli tondi con un singolo piedino.
Il secondo ruolo consiste nel far lavorare la canna esaltandone la sua azione in modo uniforme e progressivo e ciò si ottiene predisponendone un certo numero, a distanze decrescenti verso la vetta: né troppi, né troppo pochi, seguendo i punti ottimali nella curvatura della canna. In conformità a questo concetto le loro dimensioni diminuiscono, da quello grande che per primo deve
“raccogliere la foga” della coda in fase di shooting, agli altri, via via più piccoli e leggeri,
fino a quello di punta.
L’azione
È espressa dal tipo di curvatura che la canna assume quando è sottoposta a sforzo e se ne possono classificare tre, anche se a volte i confini tra un tipo e l’altro sono di dubbia interpretazione.
Azione di pancia: prevalentemente la canna si flette al centro della sua lunghezza. Tipica delle classiche canne inglesi che esprimevano un lancio lento e molto “aperto”, la flessione deriva dalla rastrematura poco accentuata in particolar modo per quelle in bambù. A seguito dell’avvento del “carbonio” e dell’evoluzione dal lancio classico a quello moderno più veloce, questo tipo di azione è stata abbandonata quasi totalmente
Azione di punta : la canna si flette in prevalenza in prossimità della vetta. Questo è dovuto a una accentuata conicità della canna nella parte alta che può incrementare anche la sua rapidità.
Azione parabolica progressiva: la canna, con l’aumento dello sforzo, si flette progressivamente dalla punta verso il calcio in un profilo armonico.
La potenza : La potenza è rappresentata dall’attitudine di una canna a lanciare un determinato peso. Sulle canne da mosca è riportato sempre un numero (o due) che contraddistingue il peso che può lanciare e quindi la sua potenza. Tale valore, espresso con numeri convenzionali normalmente compresi tra 3 e 6, corrisponde al peso dei primi 9 metri circa delle code di topo classificate con gli stessi numeri.