Non ci sono notizie certe sull'origine di questo comportamento, ma possiamo dare per certo che abbia avuto inizio negli Stati Uniti negli ambienti della pesca con la mosca e della pesca a spinning al black bass o persico trota. Queste due tecniche di pesca, la pesca a mosca e lo spinning, sono tuttora le discipline alieutiche che supportano maggiormente e praticano il Catch & Release. Studi scientifici di varie facoltà di ittiologia internazionali e la marcatura dei pesci catturati, hanno dimostrato senza ombra di dubbio che i pesci liberati non solo sopravvivono a lungo, ma possono essere ricatturati. L'impatto ambientale dei pescatori che praticano questa tecnica è quasi nullo dato che la popolazione ittica di una determinata area non viene in questo modo intaccata da un prelievo indiscriminato.
Rilasciare il pesce pescato, per chi condivide, attua e diffonde la pratica del catch and release, non è solo segno di civiltà e rispetto ambientale, ma rappresenta una vera filosofia e approccio alla pesca, dove alla gioia della cattura si aggiunge la felicità del vedere l'animale appena catturato di nuovo libero.
1. Pesca con ami senza ardiglione.
2. Recupera il pesce nel più breve tempo possibile.
3. Non fargli mai toccare terra o sassi.
4. Mentre estrai l'amo lascialo nell'acqua, se non è possibile bagnati le mani, afferralo con delicatezza e non stringerlo. Non toccare le branchie.
5. Se ha ingoiato l'amo taglia il filo.
6. Scegli una zona con poca corrente, senza gettarlo, rimettilo in acqua prima possibile; più di 15 secondi possono essergli fatali.
7. Se è in difficoltà, lascialo in acqua, afferralo per la coda e muovilo avanti e indietro; quando ha ripreso conoscenza lascialo andare.
8. Tenerlo fuori dall'acqua per scattare una foto riduce le sue probabilità di sopravvivenza.
"A good gamefish is too valuable to be caught only once,"
—Lee Wulff, 1938